Cultura e Spettacoli
Live report: Kasabian
Finire in questo modo Ferrara Sotto Le Stelle è un giusto premio, perfetto.

Il concerto dei Kasabian è qualcosa di unico, di speciale.
Finire in questo modo Ferrara Sotto Le Stelle è un giusto premio, perfetto.
La serata forse più attesa inizia puntualissima dopo il punk-rock di Lilian Moore, giovanissima classe ’94 milanese, emozionata, ma con la giusta passione da tenere un palco importante.
È l’ultimo, poi tutto finisce e arrivederci al prossimo anno. Entro con un pizzico di malinconia.
“Uè Stè siamo alla fine”
“Si caro, buon concerto”
“A te, buon lavoro!”

Nemmeno il tempo di una birra, c’è troppa ressa, se provo ad uscire non ritroverò più gli amici e, peggio ancora, rischierei di stare dietro al mixer, cosa che non tollero.
Sold-out in una delle più belle piazze d’Italia, quella del Castello Estense. Se lo meritano i ragazzi di Leicester: qualche anno fa, causo terremoto, furono messi al Motovelodromo, ora arrivano nella stanza principale, nel salone d’onore di Ferrara Sotto Le Stelle.
Uno… due… tre via. Il ray, Underdog, passando per You’re in love with a Psyco fino alla chiusura con Stevie e LSF per dare un ricordo dei bei tempi di Fifa 2004 con Thierry Henry in copertina.
A proposito di calcio, finiscono i mondiali delle belle storie, quelle delle nazionali inaspettate e come non ricordare i concerti pieni di persone dei Kasabian nella loro città Leicester, subito dopo il capolavoro di Ranieri.
Ecco, ovviamente non c’era lo stesso numero di persone, ma anche qui nelle nostre mura il tutto esaurito è speciale. Sergio Pizzorno chiede le mani del pubblico che si mescolano con i colori delle luci taglienti sui volti e i sui telefonini pronti a raccogliere almeno una strofa della romantica Good Bye Kiss che apre il bis in acustico con i soli Pizzorno, Meighan e Carter sul palco. I due leader, come spesso accade si scambiano le voci e, Pizzorno, invocato dal pubblico presenta la band con un po’ di italiano che rimembra nelle sue origini del nonno genovese.
I due fondatori si abbracciano, in maniera sincera, per far capire che le band nascono da questo: dalla passione di amici chiusi in garage in sobborghi di Leicester, poi magari si scalano le classifiche per arrivare in alto, ma si resta quelli di sempre dentro l’anima di una chitarra o di una corda vocale.

Il concerto, lo dico con franchezza, è stato una bomba, forse mancava qualche brano tra cui Empire, ma l’energia era quella giusta.
Si chiude qua anche questa edizione ed ora inizia uno dei momenti più belli: il totonomi per la prossima edizione (riportatemi Glen hansard vi prego!!!).

La serata finisce con l’After Show al Molo. Una birra e Luchino che mette su la musica. Tutto bello per salutare Ferrara Sotto le Stelle, sotto queste stelle che mi riportano a Pontelagoscuro con il canto delle cicale. Spengo la luce ripensando al bel concerto.
“Run along like I'm supposed to, be the man I ought to
Rock and roll, sent us insane, I hope someday that we will meet again”
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