Cultura e Spettacoli
FFF - day 4: Paolo Bernardini e In Search of Fellini
Due chiacchiere con il talentuoso attore tra i protagonisti di uno dei film migliori del festival

Come sei entrato a far parte di questa produzione?
Il mio agente mi contattò per segnalarmi questa produzione americana, molto interessante perché sarebbe stata girata sia in America che in alcune città Italiane, Verona, Venezia e Roma. Io interpreto due personaggi: Placido, riferimento diretto ad uno dei film di Fellini, e un ragazzo che la protagonista Lucy incontrerà tra i vicoli di Venezia. La cosa curiosa è che per il personaggio di Placido cercavano un uomo di presenza, molto alto, robusto e imponente, invece hanno scelto me, che non rappresento questa fisicità. Hanno scommesso su di me, dopo un provino andato molto bene e questo mi ha soddisfatto perché sono andati oltre l'idea iniziale immaginata, per questo mi sento di ringraziare i due autori, Nancy Cartwright e Peter Kjenaas, oltre che tutta la produzione. Sono molto orgoglioso anche del fatto che abbiano scelto di inserire tra le colonne sonore una mia canzone, suonata e cantata da me. Considero il mio è un personaggio tra i ruoli più intriganti che ho fatto nella mia carriera, ho potuto lavorarci ed esagerare, essere fuori dalle righe, proprio grazie a ciò che Fellini ha creato e che è stato inserito nel film.
È cambiato il tuo rapporto con Federico Fellini prima e dopo il film?
In realtà no. Mi sono diplomato al centro sperimentale nel 2005 e negli anni di studio abbiamo avuto la possibilità di studiare tutti i grandi cineasti italiani. Per cui trovarsi a ricreare alcuni aspetti di un autore così importante è stato inizialmente scioccante ma sapevo a cui andavo in contro. Il mio rapporto con lui è magico, è un'artista dal forte impatto. Io in casa avevo un grande artista, che non lo faceva di mestiere ma per passione, mio padre. Per questo vivere accanto ad un personaggio eclettico, forte e incontrollabile è stato interessante e mi ha spinto ad intraprendere questa carriera.
Hai definito i tuoi ruoli in Search of Fellini i più interessanti della tua carriera. Se potessi scegliere, che personaggio ti piacerebbe interpretare?
Non so chi, ma mi piacerebbe interpretare qualcuno che realmente vissuto, la sua storia. Adesso, ad esempio, inizierò a lavorare in un film del regista Peter Greenaway e interpreterò uno scultore rumeno dell'inizio '900, Constantin Brancusi. Credo sia molto divertente interpretare una figura storica, si deve studiare molto, leggere ciò che è stato, devi immedesimarti e se riesci puoi incontrare chi l'ha conosciuto, amici e parenti. Puoi iniziare a fare quello che ha fatto lui: se era uno scultore puoi provare a scolpire, se era ambidestro e devi imparare ad esserlo anche tu. Questa è una cosa che mi piace molto, inventarlo e modellarlo con l'aiuto del regista anche se hai anche il peso di rappresentare qualcuno, al di la della sua fisicità ma nella sua psicologia, lasciandoci anche qualcosa di tuo.
Ti piacerebbe lavorare più nel cinema o nel teatro?
Ho cominciato con il teatro, da bambino guardavo molti musical e volevo fare quello, infatti cantavo, suonavo e recitavo. Dopo gli studi ho iniziato a lavorare in teatro, che credo sia molto formativo, ti impegna testa cuore e anima. Nel cinema c'è molta tecnica, il teatro è immediato: tu e il pubblico. È emozionante, ogni pubblico e ogni teatro sono sempre diversi, io sono diverso ogni giorno. Vorrei poter scegliere di fare quello che trovo bello, mi piace la libertà di poter dire "faccio quello in cui credo", anche film low budget, anche complicati, perché avevo fiducia in quel progetto.
Se ami molto i musical la domanda è d'obbligo: il tuo preferito?
Il Rocky Horror Picture Show. Ricordo che la prima volta che l'ho visto avevo 10 anni circa, ero con mio padre e mia sorella. I costumi erano incredibili, gli attori interagivano con il pubblico e le persone andavano a teatro vestite come i personaggi che preferivano. È stata un'esperienza indimenticabile.
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