Arte e Letteratura

Hokusai e Hiroshige. Oltre l’Onda

La mostra dedicata all’arte ukyōe al Museo Civico Archeologico di Bologna
di Elena Bracchi \ 15-10-2018 \ visite: 3728
Katsushika Hokusai La [grande] onda presso la costa di Kanagawa
Katsushika Hokusai
La [grande] onda presso la costa di Kanagawa, dalla serie Trentasei vedute del monte Fuji 1830-1831 circa silografia policroma


Una delle icone per eccellenza dell’arte giapponese è sicuramente la Grande Onda di Hokusai, le cui opere hanno segnato l’intera produzione dell’arte ukyōe. Il termine, generalmente tradotto come mondo fluttuante, può anche significare mondo malinconico, segno della fragilità del Giappone, spesso vittima delle calamità naturali.
A Hokusai e Hiroshige, i più grandi autori dell’arte ukyōe, è dedicata la mostra HOKUSAI HIROSHIGE. Oltre l’onda. Capolavori dal Boston Museum of Fine Arts che espone, per la prima volta in Italia, una selezione di circa 270 opere provenienti dal Museum of Fine Arts di Boston. Il progetto, suddiviso in sei sezioni tematiche, curato da Rossella Menegazzo con Sarah E. Thompson, è una produzione MondoMostre Skira con Ales S.p.A Arte Lavoro e Servizi in collaborazione con il Museum of Fine Arts di Boston, promosso dal Comune di Bologna | Istituzione Bologna Musei e patrocinato dall’Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone, dall’Ambasciata del Giappone in Italia e dall’Università degli Studi di Milano.
L’esposizione è intesa come un proseguimento delle iniziative avviate nel 2016 per il 150° anniversario delle relazioni bilaterali Italia-Giappone, una ricorrenza che sottolinea l’affetto dell’Italia nei confronti della cultura giapponese ed un incentivo per portare ad una mostra “dove ci si dimentica dello spazio” un pubblico sempre più vasto, dai curiosi ai govani appassionati di manga e grafica giapponese. Per l'occasione è stata allestita anche una sala dove saranno organizzati i laboratori per le scuole, al fine di avvicinare anche i più piccoli alla cultura giapponese.
 mostra oltre l'onda
È un’onda il percorso espositivo. Un’onda che avvolge e culla in un bellissimo mondo fluttuante dal quale è difficile separarsi.
La prima sezione è dominata dall’azzurro di un mare sereno, lo stesso che si scorge nelle Trentasei vedute del monte Fuji di Hokusai, il suo capolavore dedicato al Monte Sacro e di cui fa parte l’iconica immagine della “Grande Onda”. Nei suoi dipinti su rotolo, ma soprattutto attraverso le sue silografie policrome, Hokusai interpretò il mondo in cui viveva, con linee libere e veloci, un uso sapiante del colore e in particolare del Blu di Prussia da poco importato nel Giappone del 1830. Colore che fece applicare per la prima volta al suo stampatore con la tecnica di gradazione del colore (bokashi) e che contribuì a rendere ancor più celebri le sue vedute, tra il delicato e l’irreale eppure mai così vicino all’incantesimo dei paesaggi giapponesi. I soggetti da lui ripresi non sono però solo le bellezze paesaggistiche e naturalistiche dell’arcipelago, bensì anche il popolo, spesso raffigurato nell’attraversamento di fiumi e campi sulla via del commercio.
Un viaggio attraverso lunghissimi ponti, emblema del viaggio compiuto dal Giappone stesso, per giungere all’icona di riferimento del Mondo Fluttuante: La grande onda presso la costa di Kanagawa. Nota comunemente come la Grande Onda, eccola che appare, la spuma bianca ad artiglio di drago pronta ad inghiottire i pescatori in balia dei flutti, mentre il monte Fuji ne è lontano spettatore. Qui è la magia di Hokusai nel rappresentare la forza violenta, eppure sacra, della natura.

Katsushika Hokusai Nakahara nella provincia di Sagami dalla serie Trentasei vedute del monte Fuji  
Katsushika Hokusai
Nakahara nella provincia di Sagami dalla serie Trentasei vedute del monte Fuji 1830-31 silografia policroma

La seconda sezione inaugura le opere dell’altro celebre pittore ukyōe, Hiroshige, di vent’anni più giovane rispetto a Hokusai. È indubbia l’influenza del grande maestro, a partire da una serie, nello stesso formato orizzontale, che illustra “la via sul mare Orientale”, il Tōkaidō, che collegava Edo (l’antico nome di Tokyo) a Kyoto. Ogni località situata lungo questa via era nota per prodotti locali o d’artigianato, per bamcarelle, luoghi culto e riposo. La serie porta il nome di Cinquantatre stazioni di posta del Tōkaidō e divenne ben presto conosciuta proprio per la scelta di Hiroshige di illustrare i luoghi celebri (meisho), riconosciuti da tutti e ricercati sia come meta da raggiungere sia come immagine ricordo del viaggio stesso.
Lo si potrebbe definire un precursore delle nostre cartoline.
 
La terza sezione s’immerge nel verde di una fitta vegetazione dove è possibile ammirare pesci, molluschi, crostacei, fiori, e uccelli. Un’area in cui si può apprezzare l’abilità compositiva di Hiroshige, colori tenui e linee semplici accompagnate da versi poetici calligrafati come fili d’erba sottili nell’immagine.
 
Hiroshige è ricordato però anche per la sua produzione di silografie policrome a tema comico, basato sulla parodia di antichi eventi o di racconti classici. Sulle pareti di una tonalità calda di beige prendono dunque vita ombre cinesi, battaglie combattute tra palline di riso e sake che evoca la Cronaca della Grande Pace, personaggi del teatro Kabuki che vestono i panni di commercianti  e clienti impegnati in trattive e, per quanto riguarda la rievocazione dei grandi classici, non si può non ammirare i tre bellissimi trittici che ripropongono il Racconto di Genji, il più famoso romanzo della letturatura giapponese.

Utagawa Hiroshige  Il mare di Satta nella provincia di Suruga
Utagawa Hiroshige
Il mare di Satta nella provincia di Suruga dalla serie Trentasei vedute del Fuji 1858, quarto mese silografia policroma 

Le ultime due sezioni sfumano in un rosso che racchiude il cuore dell’abilità di Hiroshige, che vanta a non a caso il titolo di “maestro della pioggia e della neve” per la qualità delle illustrazioni e vedute del Giappone, la varietà degli elementi stagionali ed atmosferici dalla neve alla pioggia e dalla nebbia ai chiarori di luna. Tra le serie più interessanti vi è sicuramente il set di tre trittici dal tema “I tre bianchi”, associati al bianco dei fiori di ciliegio, alla luna e alla neve. Il bianco è un elemento che si ritrova spesso nelle opere paesaggistiche, spesso assumono le sembianze della schiuma dei gorghi di Naruto, elemento che Hiroshige ripete in tutti i formati con sempre grande fascino. In “Il mare di Satta nella provincia di Suruga” vi è un evidente richiamo alla Grande Onda di Hokusai: una versione verticale dell’onda che si erge ad artiglio in armonia con la natura che osserva silenziosa. Quasi a voler sottolineare la possibile rivalità tra i due grandi artisti, le due opere sono poste a confronto... Ai posteri l’ardua sentenza!
 
Museo Civico Archeologico di Bologna
12 Ottobre 2018 – 3 Marzo 2019
www.oltrelonda.it

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