Attualità e Viaggi
Il post-mondiale di chi ha cambiato lavoro
Gli allenatori che hanno già liberato le loro scrivanie

Ovviamente non tutti gli allenatori sollevati dai rispettivi incarichi dopo il mondiale sono così pieni di risorse. Anche se alcuni di loro hanno saputo ricollocarsi rapidamente, senza neanche bisogno di aggiornare il curriculum su Indeed. Per esempio il commovente Hector Cuper è passato dalla panchina del turbolento Egitto a quella del poco promettente Uzbekistan. La nazionale uzbeka punta a fare una bella figura nella Coppa d'Asia 2019, competizione di cui è stata semi-finalista nel 2011. La qualificazione ai mondiali 2022 sembra essere una discreta utopia, visto che Cuper può contare solo su giocatori del locale campionato e il ranking FIFA colloca l'Uzbekistan al 95° posto (su 211 squadre) dietro a nazionali tipo Capo Verde, Salvador, Libano, Curaçao (!), Uganda, Oman, Lussemburgo, Iraq e addirittura le Isole Faroe, dove i giocatori fanno tutti i pescatori (o quasi). Però nel frattempo la federazione uzbeka si è gasata tantissimo per l'ingaggio dell'argentino, tanto da riservargli un'accoglienza clamorosa nella capitale Tashkent. L'Egitto si è consolato ingaggiando - non proprio a buon mercato - il messicano Javier Aguirre, reduce da due lucrosi anni alla guida dell'Al Wahda, club degli Emirati Arabi Uniti. Nazione che peraltro in questo momento è tra quelle davanti all'Uzbekistan nel ranking FIFA. Si accontenterà di 140mila dollari al mese (almeno così riferisce la stampa messicana) per i prossimi quattro anni. Si può dire sia caduto in piedi. Deve essere stato convinto dalla grande serietà della federazione egiziana, che ne ha combinate di tutti i colori durante Russia 2018. Quella messicana, dopo le dimissioni del colombiano Juan Carlos Osorio (gli sarebbe stata offerta la panchina del Paraguay), invece è ancora indecisa sul da farsi. La stampa nazionale riferisce che per El Tricolor si vorrebbero fare le cose in grande e la rosa dei candidati comprenderebbe l'argentino Matias Almeyda (ce lo ricordiamo bene in Italia da giocatore) e il portoghese Villas-Boas.
L'altrettanto portoghese Carlos Queiroz, autore di una solida prestazione con l'Iran, ha deciso di lasciare l'antica Persia per inseguire nuovi orizzonti. E' stato corteggiato dall'Algeria (che poi si è affidata all'ex capitano Belmadi), dalla Corea del Sud e dall'Egitto, ma al momento rimane disoccupato (seppur desiderato).
Uno che non ha avuto problemi è Bert van Marwijk, che nell'ultimo anno ha accumulato miglia aeree sufficienti per ottenere un posto nel consiglio d'amministrazione della KLM. Dopo le esperienze con Arabia Saudita e Australia, tornerà a fare l'olandese non volante sedendo sulla panchina del PSV Eindhoven, dominatore dell'ultima Eredivisie. Ma non da capo-allenatore, bensì da assistente del più giovane Mark van Bommel. Raramente si è visto un 66enne assistere un 41enne, ma la cosa può avere senso se si considera che i due sono parenti. van Marwijk infatti è nientemeno che il suocero di van Bommel, visto che l'ex centrocampista del Milan (tra le altre) nel 2001 ha sposato sua figlia Andra. Non so se possa essere considerato un caso di nepotismo, ma tant'è, i due saranno costretti ad andare d'accordo per il bene della famiglia.
Anche Hernan Dario Gomez, detto "El Bolillo" (il manganello, e non voglio sapere perché) si è lasciato andare ai sentimenti. Archiviata l'impresa fatta con Panama, è infatti tornato a guidare la nazionale dell'Ecuador con l'obiettivo di riportarla ai mondiali a distanza di vent'anni dalla prima volta. Era il 2002 e fu proprio lui a qualificare gli Amarillos a Corea-Giappone 2002. Oltre a essere famoso per aver promesso di scolarsi una bottiglia di vodka tutta d'un fiato in caso di passaggio del turno, Gomez ha l'invidiabile record di aver qualificato tre diverse nazionali ai mondiali (Colombia nel 1998, Ecuador nel 2002 e appunto Panama nel 2018), ma dovrà faticare per portare la sua attuale squadra a Qatar 2022. Anche se non eccessivamente competitivo sul piano tecnico, l'Ecuador è un cliente scomodissimo nelle qualificazioni sudamericane: le partite casalinghe si giocano all'Estadio Olímpico Atahualpa di Quito, collocato alla non trascurabile quota di 2,782 metri. In pratica giocare lì equivale a giocare poco sotto al Sass Pordoi. Casomai andate lassù e fatevi una corsetta di 45 minuti, per capire quale potrebbe essere l'impatto sull'ossigenazione del vostro cervello.
In realtà anche a livello del mare c'è chi può entrare in confusione mentale: lo ha dimostrato ampiamente Jorge Sampaoli con delle convocazioni demenziali per la nazionale argentina, finendo col rimediare una figuraccia memorabile. Al sempre sobrio tecnico argentino stranamente non è stata offerta una posizione da bodyguard, ma un lavoro da allenatore della nazionale del Costa Rica. Fossi in lui accetterei, considerato che tra le altre cose il Costa Rica viene indicato da anni come il posto in cui gli abitanti sono tra i più felici al mondo, probabilmente perché non devono preoccuparsi di avere Maradona tra i piedi tutto il tempo quando si tratta di calcio. La federazione argentina, da sempre teatro di battaglie politiche laceranti e faide di diversa entità, per il momento ha affidato la squadra al tandem composto dalla strana coppia Aimar-Scaloni. 79 anni in due, il primo è ricordato per essere stato una sorta di genio incompreso paragonato a Maradona in gioventù, il secondo per essere stato un terzinaccio vecchia maniera.
C'è poi chi ha perso il posto e probabilmente si chiede ancora il perché. Tipo Akira Nishino del Giappone, che se non fosse stato per l'atteggiamento suicida (no, non dirò kamikaze) dei suoi giocatori, per poco non sbatteva fuori dal mondiale il Belgio futuro terzo classificato. Oppure il coreano Shin Tae-Yong, che era sì inviso a dirigenti federali e media, ma tutto sommato ha fatto quello che poteva con la Corea del Sud, pasteggiando sulle rovine della Germania. Recentemente la KFA (la federazione coreana) ha stilato una lista di candidati di altissimo profilo per la sua successione, che comprenderebbe addirittura tecnici del livello di Conte, Prandelli e Ranieri, oltre a Klinsmann (che però avrebbe già detto di no), Scolari e Sanchez-Flores. I soldi laggiù non mancano, ma vedere i giocatori sottratti alla nazionale per la leva obbligatoria di diciotto mesi a cui tutti i maschi coreani si devono sottoporre, non sembra il presupposto ideale per costruire un gruppo solido. L'alternativa per chi si rifiuta di prestare servizio nell'esercito è la reclusione, che comunque sarebbe un'alternativa preferibile all'essere allenati da Klinsmann. Il premio per l'allenatore fantozziano però va a Nabil Maaloul, il ct tunisino che va in panchina con lo smanicato 100% nylon da pescatore d'acqua dolce. Lasciata la sua nazionale dopo un mondiale non così male, si è accasato in Qatar, all'Al-Duhail SC. Nelle prime due settimane non solo ha perso la supercoppa qatariota contro l'Al Rayyan, ma ha visto anche i suoi due migliori giocatori patire dei gravi infortuni. Coraggio Nab, la situazione può solo migliorare.
foto: Uzbekistan Football Association
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