Arte e Letteratura
Luca Bianchini presenta "Nessuno come noi"
Gli anni 80 nella Torino della Fiat

"C'è qualcuno! Ma come avete fatto a trovare questa sala? C'è l'ascensore per arrivare qui?" In pochi secondi dal suo ingresso al terzo piano della libreria Ibs+ Libraccio, Luca Bianchini lascia intendere quale sarà il tono della serata. La presentazione del suo ultimo libro "Nessuno come noi", che porta già con se voci su un possibile film, diviene un occasione per scherzare sulle abitudini, le stranezze e per prendersi un po' in giro.
Dopo il successo dei suoi ultimi lavori ("Io che amo solo te" ha venduto più di 300mila copie), Luca Bianchini ci catapulta negli anni '80, periodo in cui lui aveva 17 anni e frequentava la terza liceo a Moncalieri, paese della provincia di Torino dov'è nato e cresciuto.
L'autore definisce il suo libro semplice ma allo stesso tempo molto difficile. Semplice perché racconta la storia di un gruppo di amici che affrontano i problemi quotidiani, tra le cotte, la sopravvivenza sociale in un liceo frequentato sia da figli di operai che di imprenditori e la confusione dell'adolescenza. Difficile perché ha creato i suoi personaggi lavorando molto su se stesso, i suoi ricordi e le sue esperienze. Un po' alla Muccino, ride Bianchini, "non so quale dei due. Magari Gabriele, è più ricco".
L'idea di riportarci nella Torino della Fiat dell'87 è scaturita da uno strano ritrovamento: cercando dei documenti ha ritrovato per caso il suo diario di scuola, in cui appuntava qualsiasi cosa, descriveva la sua quotidianità, trasformando un pomeriggio in casa con due amici in un party e il saluto alla ragazza per cui aveva una cotta in un fumetto.
Il libro non vuole essere uno spaccato pieno di nostalgia, eppure questa diventa inevitabile. Grazie ad una riunione con i vecchi compagni nello stesso liceo e alla guida dell'amica ed ex compagnia di banco, che ha aiutato a ricostruire lo stile e la moda di allora, Bianchini racconta una città che non esiste più, ma che lui ricorda perfettamente.
"Per me scrivere un libro è un po' come viaggiare, non mi piace ambientare la storia nella città in cui vivo, ma in questo modo l'ho trasfigurata, ricreando la città dei miei ricordi. Per noi di Moncalieri, Torino era la metropoli, era come Milano".
Tra una battuta e il racconto di momenti imbarazzanti che ha vissuto durante il lavoro sul libro, come la confessione d'amore verso una sua ex compagna, l'ora passa veloce e l'ironia colpisce tutti, anche Alberto Angela che, sulla copertina del suo ultimo libro, si è ritratto più grande della Gioconda accanto a lui.
Bianchini racconta che lavorare su questo libro gli ha permesso di capire come è cambiata la società e, in alcuni casi, com'è rimasta inalterata, ad esempio di come era frequente sentire tra le signore del luogo frasi come "è meridionale ma è brava", riferendosi alle numerose donne che si trasferirono a Torino in quegli anni, in cerca di un lavoro.
La morale? Non c'è, o forse c'è ma lui non l'ha cercata, perché ha deciso di scrivere seguendo il suo istinto e il fluire del racconto, senza pensare alle classifiche, ai giudizi e alla critica dei lettori.
Il risultato più importante l'ha già ottenuto e a rivelarlo sono stati proprio i ragazzi delle scuole superiori, che hanno dichiarato di aver finalmente capito un po' di più come funzionava all'epoca dei loro genitori, che avevano le stesse insicurezza e paure, che non avevano il cellulare per controllare "gli amori" ma riuscivano comunque, magari con gli appostamenti strategici!
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