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Voci e volti di Ferrara

Human of New York a Ferrara
di Giulia Paratelli \ 10-01-2017 \ visite: 24563
voci e volti di ferrara

Il progetto Humas of New York è un successo clamoroso da anni, un esperimento riuscito che ci spinge a vedere nella quotidianità qualcosa di straordinario.
Spinti dall’entusiasmo ci siamo posti la domanda: e a Ferrara non esistono storie altrettanto significative? Voci da ascoltare. Volti da mostrare?
Ed ecco che nasce, nel nostro piccolo, un progetto simile a quello della Grande Mela, nel tentativo di capire chi siamo e come viviamo tra aspettative, rassegnazione, problemi e soddisfazioni.
 
Ma partiamo facendo un passo indietro e vedendo cos’è Humans of New York e com’è nato questo successo.
 
Humans of New York è una storia di riscatto. Si potrebbero spendere milioni di parole su questa storia e si potrebbero aprire un’infinità di filoni di discorsi a riguardo ma il focus del discorso a nostro avviso deve rimanere la semplicità.
 
Come nasce questa storia? Un ragazzo, Brandon Stanton, che nel 2010 ha appena 26 anni si trova improvvisamente senza lavoro. Aveva lavorato nella finanza per i due anni precedenti e poi la crisi economica ha colpito la sua azienda di Chicago e come tantissimi ragazzi di quella generazione, la nostra generazione, si è ritrovato improvvisamente senza un impiego.
Cosa fare a questo punto? Brandon lo racconta in tante interviste, le sue parole sono sempre molto semplici. Doveva inventarsi, di nuovo, ad appena 26 anni doveva già partire con il piano B. E’ una sensazione che forse non si dovrebbe provare così presto nella vita, che forse non si dovrebbe provare mai. Qui, a questo punto, davanti ad una pagina semplicemente vuota Brandon decide di non avere paura di fare ciò che ha sempre amato fare: fotografare.
 
E’ una storia che sembra la trama di una film, i soldi racimolati con il lavoro precedente gli consentono di avere un po’ di autonomia e lui decide di partire, lasciare Chicago per girare molti Stati e fotografare. Impara, semplicemente lungo le strade dell’America come fare, prima fotografa le persone di nascosto, poi impara a fermarle, a chiedere permesso, a farsi conoscere e a scambiare casualmente due parole con loro. A metterle a proprio agio. Semplicemente.

human of new york
Fotografia tratta da Human of New York
 
Arriva a New York e decide di voler fare un censimento con 10.000 scatti delle strade della città. “Streets of New York” si potrebbe dire parafrasando il titolo di una famosa canzone. Come fare con una popolazione di 8 milioni di persone che vanno perennemente di fretta e che non hanno voglia di mettersi a parlare con la gente che tenta di fermarli per strada?
Brandon cerca le strade normali, quelle senza le persone in giacca e cravatta perché, dice, sembrano tutte uguali nelle foto e non sono ben disposte ad essere fotografate. All’inizio le foto con contengono descrizioni o didascalie, sono solo una rassegna di immagini che vogliono mappare le strade della città.
Il progetto prende piede, Brandon guadagna fiducia, cominciano le didascalie, le persone cominciano a sentirsi a proprio agio e cominciano a raccontare una parte della propria storia a questo sconosciuto che incrociano per strada e lasciano che li fotografi.
 
Il sito guadagna sempre più visualizzazioni, i social lo adorano.
E’ il riscatto della normalità.
 
Il progetto diventa un libro, le didascalie diventano storie e tutto si tramuta da un censimento ad una serie infinita di storie, di tutti noi, di grandi drammi vissuti in prima persona, di piccoli incidenti di tutti i giorni, di sogni, speranze, passi falsi, difficoltà personali.
Una piccola idea, semplice, spontanea, che ci fa sentire un po’ tutti newyorkesi, che ci fa sentire tutti uguali, tutti cittadini del mondo, o meglio, di New York.
 
E noi cosa c’entriamo?
Sull’idea che tutto il mondo sia semplicemente popolato da persone e non da gruppi differenti, che non ci sia un “noi e loro” ma semplicemente un “noi collettivo” abbiamo pensato di portare nel nostro piccolo uno spaccato di umanità con tutte le sue sfaccettature anche della nostra Ferrara, tutto questo sarà visibile sulla pagina Facebook di occhiaperti.net.
 
Anche Ferrara ha le sue storie, i suoi drammi personali, le difficoltà, le storie di riscatto, i sogni  e i desideri esattamente come accade alle persone della Grande Mela. Vorremmo dimostrare che anche tra le nostre vie del centro, tra i portici e il ciottolato, tra le corsie dei centri commerciali e fuori dalle nostre scuole si nasconde tutto ciò che si può trovare anche tra le strade delle grandi metropoli.
Semplicemente.
 
Un filo che collega la stretta via delle Volte al quartiere più popolare della città, la situazione più difficile alla più borghese delle ville di Corso Ercole d’Este.
Siamo tutti umani. Esattamente come a New York.
 

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