Arte e Letteratura
Ferrara e l'America Latina
Silencio Vivo, XVI Biennale Donna

Ferrara è davvero una città che non smette mai di sorprendere. E nel 2016 la Biennale Donna ci porta in un continente tormentato e magico, con una mostra tutta al femminile che permette di entrare ferocemente nelle ferite storiche e sociali che i paesi latinoamericani hanno vissuto o tuttora vivono. A due passi dal Parco Massari, i lavori di quattro artiste lasciano una sensazione forte sulla pelle: Silencio Vivo, così si chiama l’esposizione - curata da Lola G. Bonora e Silvia Cirelli - che ho avuto il piacere di visitare questo maggio, e che vi vorrei raccontare.
Anna Maria Maiolino è italo-brasiliana ed esprime attraverso l’arte i drammi della dittatura e del migrante con maestria, usando la fotografia e la scultura. Scatti in bianco e nero di bocche maschili e femminili, opere in ceramica raku e cemento, piedi femminili scalzi: le “photopoemaction” della Maiolino sono metafora della mancata libertà di espressione durante il regime dittatoriale brasiliano, della censura e dell’alienazione quotidiana. La forma di resistenza della Maiolino è una creazione artistica che mira a farci percepire il pericolo di una situazione storica complessa, ed invade tutta la prima sala dell’esposizione.
Teresa Margolles è messicana e le sue opere sono quelle che maggiormente colpiscono allo stomaco. I suoi tre lavori raccontano il Messico più crudo, in particolare ci obbligano e guardare, ascoltare ed annusare uno dei luoghi più pericolosi del mondo, Ciudad Juárez. Questa non è una città per donne, e le sparizioni sono all’ordine del giorno, la verità è taciuta. La morte e la violenza sono nell’aria, nei rumori delle strade, negli annunci dei famigliari delle ragazze scomparse che tappezzano i muri della città. Lo spettatore è immerso nell’esperienza sensoriale del dramma dei femminicidi di Ciudad Juárez, e questa parte dell’esposizione è capace di far raggelare il sangue, vi ho avvertiti.
Ana Mendieta era cubana e visse negli Stati Uniti, dove morì giovanissima per un incidente. Esplora e sperimenta il rapporto tra la natura e il corpo, fa riferimenti a rituali cubani, usa spesso il sangue come simbolo, e lei stessa come performer è protagonista di alcune opere: si passa dalle fotografie a colori ai video, e il più impressionante vede la Mendieta nascosta in una macchina ad Iowa City: riprende l’indifferenza di numerosi passanti che notano una macchia di sangue espandersi dal cemento di un marciapiede, e proseguono senza reagire.
Amalia Pica è argentina e lavora con diversi media cercando di mettere in discussione il tema della comunicazione e le sue difficoltà, utilizzando anche opere dall’aspetto ludico, che chiamano il visitatore a giocare e interpretare, senza smettere di riflettere sull’incomunicabilità e sulle forme del linguaggio nella nostra società. Alcuni barattoli, dei tappi per orecchie e un palloncino hanno molto da trasmettere, la Pica insegna.
La sottoscritta in America Latina ci ha vissuto, l’ho studiata sui libri, l’ho sentita sulla pelle e l’amerò per sempre, con il suo realismo magico all’ordine del giorno. I contrasti di un continente sono racchiusi nell’ossimoro del titolo di questa mostra: il silenzio e le pareti bianche sono alternate a sale buie e rumorose. Sì, perché l’America Latina è un paese vivo, forte e generoso, ma abitato da spettri, ferite e forme di violenza davanti alle quali è impossibile rimanere in silenzio. Bisogna rispondere e resistere, e queste quattro donne hanno deciso di farlo attraverso l’arte. Un’ondata di emozioni provenienti dall’oltreoceano, in una città italiana che non smette mai di muoversi. Da non perdere.
¡Que viva Latinoamérica!
La XVI Biennale Donna sarà presente dal 17 aprile al 12 giugno 2016 al Padiglione d’Arte Contemporanea di Ferrara con questa mostra, SILENCIO VIVO, organizzata da UDI – Unione Donne in Italia di Ferrara e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara.

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