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Conversando - Pasquale Mari

Quattro chiacchiere con il direttore della fotografia del Teatro Comunale
di Eleonora Ghinato \ 27-03-2019 \ visite: 1318
Foto di Pasquale Mari

In occasione del corso per diventare tecnico delle luci organizzato dal Teatro Comunale di Ferrara, il direttore della fotografia Pasquale Mari ha tenuto una interessante lezione sull'importanza e l'utilizzo della luce. Siamo andati a porgli qualche domanda in merito.

 Buongiorno e grazie per la disponibilità. Partendo dal corso e dalla lezione, ci sono stati cambiamenti rispetto alla sua formazione? Se sì, cos’è cambiato?

Sono da sempre molto disponibile a tenere corsi e lezioni per tutti coloro che intraprendono la strada per diventare dei futuri light designer, perché tali opportunità negli anni della mia formazione non sono mai esistite. Mi sono approcciato alla disciplina in un periodo dove non c’era interesse verso queste figure specifiche del mondo della luce, infatti molti miei colleghi hanno iniziato la loro carriera come autodidatti, ed anche io. Ho intrapreso questa strada lavorando all’interno dei gruppi di ricerca, presso il Falso Movimento e i teatri Uniti a Napoli, appassionandomi sempre di più a questo mestiere. Sono entusiasta dello sviluppo di questa disciplina che nel corso degli ultimi anni ha preso sempre più piede all’interno dei contesti teatrali e cinematografici: è un lavoro di utile e decisiva importanza in entrambi i campi.

Con l'avvento dei social media vediamo che si sta diffondendo questo fenomeno dei “fotografi istantanei”, dove ogni singola persona può scattare e diventare fotografo. Lei cosa ne pensa a riguardo?

La fotografia è una disciplina che come le altre andrebbe codificata, studiata ed imparata dai grandi maestri del settore. In merito a questa diffusione dell’occhio fotografico non è discriminante il suo utilizzo, quanto il fattore emotivo: non vi è un minus per l’immagine, ma per l’esperienza umana. Recentemente si sta dando a questi reperti fotografici la brevità dell’attimo e del sentimento che si nasconde all’interno di una foto. Le persone non si soffermano più ad ammirare ed a contemplare un tramonto, subito perdono tempo a tradurlo in immagine, e questo è uno svantaggio dal punto di vista psicologico. Pensare prima di fotografare è la cosa principale, e questo lo spiego anche durante i miei corsi: “pensare prima di illuminare”.

Infatti la fotografia è nata per trasmettere le emozioni e i sentimenti: la prima fotografia ha suscitato stupore proprio per la sua rappresentazione del reale...

Esatto. Io non ne faccio un problema di qualità dell’immagine o di occhio meccanico, in quanto negli ultimi anni c’è stato un forte sviluppo e miglioramento tecnologico. Sono del parere che se una luce naturale per te è speciale, puoi riprodurla su qualsiasi mezzo, che sia il telefonino o la macchina da presa.

Facendo riferimento alla fotografia ed ai suoi lavori, c'è stato un modello di ispirazione o di riferimento? Dall'arte al cinema e alla fotografia, ci sono stati dei punti di riferimento?

Dal punto di vista fotografico un forte riferimento per me è sempre stato il fotografo Luigi Ghirri, che tra l’altro ha realizzato molti lavori nel territorio del ferrarese e nel delta del Po. Dal punto cinematografico, invece, ho molti amori come Henri Alekan e Vittorio Storaro. In questo corso ho parlato ai ragazzi dei lavori di Roger Deakins, in particolare del suo rifacimento di “Blade Runner 2049”, lavoro per cui ha vinto l’oscar nel 2018. Per quanto riguarda l’Italia, io collaboro e apprezzo molto i lavori di Luca Bigazzi.

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